sabato 10 ottobre 2009

Nella “democrazia dell’eleganza” vince lo stile!

Riporto questo intelligente articolo che ho "trovato" nel mio vagare per la rete.

Nella “democrazia dell’eleganza” vince lo stile! di Andrea Freni
Potrebbe sembrare un controsenso parlare di “democrazia dell’eleganza” per l’ ormai diffusa convinzione che il concetto di “elegante”  si collochi agli antipodi di quello di “scelta popolare”, ovvero, democratica; 
In fondo è la stessa etimologia del termine “elegante” a distogliere l’attenzione da una esplicitazione “pura” del termine, inducendo a pensare che il binomio eleganza-elite sia da ritenersi inattaccabile;  
Il termine eleganza, infatti, deriva dal latino elegàntem, che trae da E-Lìgere il concetto di scegliere e per tale ragione vale quanto dire “eletto” o “scelto”.   
Con riferimento specifico al modo di vestire, si definisce elegante colui che sa scegliere i vestimenti adatti, risultando in tal senso accurato e di buon gusto, pur senza ricercatezza.
Insistendo, però, su una lettura che privilegi l’aspetto  semantico delle parole contenute nella definizione, piuttosto che la connotazione assunta da questa nel tempo, si capisce bene come l’unico richiamo plausibile al concetto di eleganza sia quello dello  “scegliere” o meglio ancora quello del “saper scegliere”. 
Sulla scorta di quanto finora sostenuto, non dovrebbe sembrare poi così tanto azzardato parlare di “democrazia dell’eleganza” poiché, se è vero come è vero, che la “scelta consapevole e libera” è la base della democraticità, ne consegue che l’eleganza trova il suo presupposto fondamentale nella libera scelta di aderire (a vari gradi) ad un codice di abbigliamento capace di dimostrare il “gusto” nell’abbigliarsi sul lavoro, nel tempo libero, come pure la capacità di abbinamento degli accessori e la competenza nell’acquistare. 
Per democrazia, infatti, si intende una forma di governo in cui prendono parte diretta o indiretta tutti i cittadini che, precisazione doverosa, non sono tutti uguali ma sono accomunati dall’apporto del proprio contributo per il bene comune! 
In estrema sintesi, il risultato di una scelta democratica altro non è che il risultato di un complesso processo di armonizzazione di espressioni individuali. 
Quindi, se persone diverse esprimendo la propria opinione concorrono al bene comune, non si capisce perché ciò non debba avvenire nell’abbigliamento. In fondo se per alcuni essere eleganti si traduce, in una capacità innata di saper scegliere vestiti, camice, cravatte, calzature, accessori per ogni occasione, per altri esserlo scaturisce dalla conoscenza dei classici dell’eleganza e della storia. 
Se per una volta si mettono da parte benessere economico, ceto sociale, professione, frequentazioni personali, che da soli non bastano di certo a rendere una persona elegante, comprendiamo come l’unico tratto distintivo, che eleva una persona a un livello superiore di raffinatezza, sia rappresentato dallo “stile”, ossia dal talento tutto naturale legato ad elementi peculiari e soggettivi che conferiscono alla persona quel “quid pluris” rispetto ad altri. 
In conclusione possiamo affermare che è solo e soltanto grazie allo stile che un uomo non è elegante per l’abito che indossa ma per il modo in cui lo interpreta. 
Quindi, nella “democrazia dell’eleganza”, vince sempre e solo lo stile!

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